lunedì 4 aprile 2011

Silvio forever


Ho visto il docufilm di Faenza Silvio forever e durante e dopo la proiezione ho consolidato il pensiero che il fenomeno Berlusconi sia incomprensibile con le categorie della politica. Il ritratto che emerge dal film, infatti, ha poco a che fare con la politica (l’unico abbozzo di pensiero politico è l’ ossessivo manicheismo comunisti-liberali) e ricorda molto da vicino quello di una rockstar in grado di attirare a sé folle osannanti.
Ma allora da dove nasce la fortuna politica di Berlusconi? Per tentare una risposta credo sia più utile rivolgersi alle categorie della psicoanalisi. La narrazione che Berlusconi fa di sé, infatti, è il racconto di una persona affetta da megalomania, dove con questo termine intendo quel grado estremo di narcisismo che confina o sconfina nella psicosi. Se, infatti, il narcisismo primario del bambino è quella normale fase dello sviluppo affettivo che viene superato con l’Edipo, momento in cui ci si apre all’amore oggettuale e alla relazione con gli altri, il narcisismo secondario dell’adulto è, invece, un processo di regressione con cui si arriva a disinvestire l’oggetto esterno per ritornare all’amore di sé. In questo movimento di regressione si trova il nucleo delle psicosi: uno stato di narcisismo assoluto in cui la realtà esterna viene sostituita da quella interna.

Su questo tema è particolarmente chiara l’analisi di Fromm in Psicoanalisi dell’amore: “Il malato mentale è in una situazione che non si differenzia sostanzialmente da quella del neonato. Ma mentre per il bimbo il mondo esterno non è ancora emerso come reale, per quello ha cessato di essere reale. Nelle allucinazioni, infatti, i sensi hanno perduto la loro funzione di registrare gli eventi esterni – essi registrano l’esperienza soggettiva in categorie di risposte sensorie agli oggetti esterni. Nell’illusione paranoica agisce lo stesso meccanismo. Timore o sospetto, infatti, che sono emozioni soggettive, si oggettivizzano in modo tale che la persona paranoica si convince che gli altri cospirano contro di lei…”.

Ora, il caso di Berlusconi si colloca in una posizione intermedia tra salute e patologia, quella posizione privilegiata di cui godono le persone che hanno raggiunto un grado elevato di potere. Una posizione di potere consente, infatti, d’incontrare l’approvazione e il consenso di milioni di persone. Le folle adoranti confermano l’immagine narcisistica del capo, mentre i critici che potrebbero svelare l’inganno e ferire il narcisismo del capo vengono violentemente attaccati e, se possibile, distrutti (vi ricordate l’editto bulgaro?). Il tentativo dei personaggi megalomani al potere è, infatti, quello di trasformare la realtà in modo da renderla conforme all’immagine narcisistica di sé. Così, se una persona qualunque inizia a raccontare di essere Dio, in breve tempo viene sottoposto a cure psichiatriche; ma se una moltitudine di persone inizia a riconoscerlo effettivamente come Dio, allora le cose cambiano.
A questo punto siamo ad una specie di follia collettiva, dove il narcisismo del capo funziona perché c’ è una massa disposta ad assecondarne i deliri.

Fromm ci spiega così questo passaggio: “ Il gruppo altamente narcisista è impaziente di avere un leader, nel quale potersi identificare e che viene quindi ammirato dal gruppo che proietta in lui il proprio narcisismo. Proprio nell’atto di sottomissione al leader potente, che è in fondo un atto di simbiosi e identificazione, il narcisismo dell’individuo si trasferisce su leader. Quanto più grande è il leader, tanto più grande è il seguace. Le personalità di individui particolarmente narcisistici sono le più adeguate a svolgere questa funzione. Il narcisismo del leader convinto della propria grandezza e scevro di dubbi è precisamente quello che attrae il narcisismo di coloro che gli si sottomettono. Il leader semi-folle è spesso colui che riscuote maggiore successo finché la sua mancanza di giudizio obiettivo, le sue reazioni di rabbia come conseguenza di qualche disfatta, il suo bisogno di tenere alta l’immagine di onnipotenza possono indurlo a commettere errori che portano alla sua distruzione. Ma ci sono sempre a portata di mano dei semi-psicotici dotati, in grado di soddisfare le esigenze di una massa narcisista.”
Fromm aveva in mente l’ascesa e la caduta di un personaggio come Hitler, che nel suo delirio narcisistico arrivò a sottovalutare l’inverno russo (così come fece un altro narcisista come Napoleone): l’incapacità di vedere la realtà obiettivamente gli fu fatale.

L’aspetto sorprendente della vicenda Berlusconi è la tenuta della fede delle masse adoranti anche davanti a palesi passi falsi (possiamo forse rubricare così la telefonata in questura per Ruby o il baciamano di Gheddafi?).
Comunque sia il monito di Fromm ( ci sarà sempre uno semi-psicotico dotato che soddisfa le esigenze di una massa narcisista) dovrebbe metterci in guardia dalla facile illusione che la fine di Berlusconi rappresenti anche la fine del berlusconismo o comunque si voglia chiamare quel profondo bisogno dell’uomo della Provvidenza.

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